MANUALE PER IL RECUPERO ARCHITETTONICO

Art. 13 Problematiche attuali

La attuali esigenze nell’utilizzo degli edifici spesso richiedono interventi che possono indurre ad opere distruttive dell’edilizia tradizionale ed incidere in modo rovinoso sul contesto paesaggistico. Le prescrizioni che seguono sono formulate in modo da ottemperare alle esigenze senza adottare in toto la formulazione normativa che ne è stata fatta a livello nazionale.

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Art. 13.1 Problematiche igienico sanitarie

Vedi art. 7 (altezze) e art. 10 (aperture) e “Costruire sulle Alpi” pagina 237. Da aggiungere che costruzioni particolarmente piccole, ma con caratteristiche tecnico architettoniche tipiche del luogo (copertura, struttura del tetto, murature, solai, aperture), come alcune “baite” o edifici rustici, possono essere resi abitabili anche se sono inferiori alla dimensione minima prevista di 28,00 m2.

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Art. 13.2 Problematiche di riqualificazione energetica

Preliminare ad ogni intervento riguardante l’utilizzo di risorse energetiche rinnovabili (art. 13.3.) è la riqualificazione energetica degli edifici. Per finestre ed ogni sistema di chiusure esterne mobili vedi art. 10.5.
Per i sistemi di chiusura esterna fissi le modalità di intervento sono schematizzate come segue:

1) Edifici, precedenti al XVI secolo, di pietra a vista con pietre squadrate e con alcuni cantonali bugnati: soggetti a restauro filologico. Se già utilizzati come abitazioni o nei casi in cui la trasformazione in abitazioni non richiedesse provvedimenti che ne alterino le caratteristiche originarie (per esempio con spostamenti di muri o solai, apertura di porte o finestre, modifiche distributive) si può intervenire con un cappotto interno da intonacare con malta di calce. I solai devono rimanere di sole travi e tavole di legno. Il sottotetto deve rimanere “freddo”: l’isolamento può essere fatto nell’ultimo solaio sovrapponendo l’isolante alle tavole di legno e ricoprendolo poi di altre tavole grezze.

2) Edifici di pietra irregolare a vista. Non vanno intonacati all’esterno. All’interno, dove non esistono pareti decorate o dipinte, si può intervenire con un cappotto da intonacare con malta di calce. Il coibente interno è vantaggioso nelle abitazioni secondarie o nei locali ad uso discontinuo, perché riduce l’inerzia termica dei muri, che tuttavia può essere compensata dalla presenza, almeno al piano terreno, di solai a volta di pietra.

3) Edifici intonacati. Nel caso in cui l'indagine stratigrafica, volta a individuare il repertorio decorativo e le pitturazioni effettuate in ogni epoca, fino alla più antica, non riveli preesistenze di decorazioni pittoriche o di graffiti, si può intervenire con un cappotto esterno da intonacare con malta di calce. L’intonaco deve risultare fin dove è possibile irregolare, per i motivi illustrati a pagina 104 di “Costruire sulle Alpi”. Eventualmente si possono aggiungere decori come indicato negli art. 10.1.5. e 10.1.6. Il cappotto esterno, conservando alta l’inerzia termica del muro, è adatto in particolare alle abitazioni permanenti.
Nel caso di edifici intonacati con contorni di pietra alle finestre le soluzioni possibili sono queste: riposizionare (o rifare) contorni e davanzali; ridurre lo spessore del cappotto esterno in modo che sia contenuto nella sporgenza delle pietre ed integrarlo se possibile con un isolamento interno.

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Art. 13.3 Risorse energetiche rinnovabili

Per i motivi più volte illustrati sul valore paesaggistico delle coperture si esclude la possibilità di posizionare pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua o fotovoltaici sui tetti.
Eventualmente possono essere valutate soluzioni in aree esposte al sole ma protette alla vista, non facili da individuare in montagna, salvo forse in alcune proprietà circoscritte e cintate. In tutto il territorio del GAL è certamente più opportuna la soluzione geotermica, che potrebbe essere applicata efficacemente e con risparmi di scala per gruppi di più edifici, o per interi centri abitati.
Le sonde geotermiche non hanno alcun impatto paesaggistico né ambientale, richiedono solo la costruzione, o l’utilizzo di un locale, anche sotterraneo, con funzione di centrale termica.
La durata è superiore e i costi di gestione inferiori a quelli di ogni altro sistema di produzione dell’energia.

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Art. 13.4 Problematiche statiche

Le coperture vanno controllate e consolidate con i criteri illustrati (capitolo 2. in particolare ). Le murature di pietra, nel caso di cedimenti, rigonfiamenti o rotture di alcune parti vanno sistemate riprendendo la tecnica costruttiva originale, che si basa su una sovrapposizione di pietre senza leganti cementizi (art. 9.1.).
La sostituzione di alcune campiture di pietra, come l’apertura di finestre o porte, sono più semplici di quanto si creda, proprio per l’inconsistenza del muro: i conci di pietra si estraggono facilmente, ma la parte superiore del muro nel corso dei lavori va puntellata in modo adeguato, e il voltino dell’apertura non va consolidato con cls. I solai vanno ripristinati con le tecniche costruttive originali, con eventuali integrazioni art. 9.6.). Le recenti norme antisismiche vanno valutate con molta attenzione: la redazione delle stesse è stata effettuata senza tener conto delle particolari caratteristiche delle pietre e delle costruzioni di pietra nelle zone del GAL Ossola (vedi “Costruire sulle Alpi”, pagina 236).
L’applicazione letterale costringerebbe ad annientare un patrimonio millenario: le splendide antiche case di Craveggia, di Montecrestese, di Croveo, di Mergozzo, per citare a caso, andrebbero alterate in modo distruttivo.
Sull’argomento va sviluppato, con l’occasione del programma INTERREG, un approfondimento che consideri in modo più accurato le caratteristiche specifiche delle costruzioni antiche della zona (in particolare le pietre con due misure prevalenti, cioè a forma quasi piana, e la struttura del tetto), e che valuti le possibilità tecniche offerte da nuove tecnologie (cementi elastici speciali che funzionano anche in spessori limitati come intonaci interni, cementi con fibre di carbonio, acciaio, legno) da applicare in modo che portino ad un consolidamento elastico della struttura. In ogni caso le deroghe applicabili per gli edifici storici vanno estese a tutti gli edifici del patrimonio diffuso.


Illustrazione 41

Le norme attuali non consentono tetti e balconate le cui modalità costruttive fanno parte da secoli del patrimonio storico culturale delle zone del GAL.

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Art. 13.5 Collegamento con reti pubbliche di distribuzione

I collegamenti elettrici, telefonici, con antenne televisive (da centralizzare per ogni nucleo abitato), fibre ottiche, gas, acqua, eventuale teleriscaldamento (art. 13.3.) devono raggiungere ogni edificio solo mediante tubazioni sotterranee.
I cavi privati devono entrare direttamente all’interno dell’edificio o essere incassati nella muratura, cioè non possono essere esterni a vista. Anche le tubazioni del gas devono entrare direttamente all’interno dell’edificio o vanno incassate nella muratura con le modalità previste da leggi e norme di sicurezza (inserite in un tubo dotato di sfiati) e non possono essere esterni a vista.
I contatori devono essere collocati in nicchie uniformate per ogni località, eventualmente decorate con il logo corrispondente al Comune di cui fanno parte.
La cassetta con sportello unificato deve essere posizionata in facciata con molta attenzione, soprattutto nel caso di edifici di pietra a vista o decorati.

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